In occasione del discorso programmatico, il Presidente del Consiglio ha parlato della riforma del Fisco che il suo governo si pone tra gli obiettivi.
Mario Draghi ben figura in occasione del suo esordio in Aula: tiene botta di fronte ad una platea insolita per lui e secondo molti rende al meglio quando si dimentica di essere premier e si comporta come se fosse ancora il numero uno della Banca Centrale Europea. Di certo il premier Draghi brilla e convince soprattutto quando parla della riforma del Fisco che vuole portare a termine con il suo governo. Si destreggia in un territorio amico e la sensazione è che non vedesse l’ora di arrivare a quel punto del discorso.
Una riforma seria e strutturata
La riforma fiscale è una cosa seria. Questo ha comunicato Draghi all’Aula. E la riforma del Fisco del governo Draghi sarà seria, organica, ragionata, anche ampia. Questo perché, come ricordato dal premier, il sistema fiscale è collegato. Non è possibile cambiare un tassello e sperare che tutto il resto non cambi. E questo, insiste il Presidente del Consiglio, è stato il grande errore degli anni passati: intervenire in micro-aree per risolvere situazioni emergenziali. Da tempo non si procede con una riforma organica del Fisco, che invece è necessaria.
“Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il Paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli“, ha dichiarato Mario Draghi.
Di seguito il video con le dichiarazioni in Senato di Mario Draghi.
La necessità di coinvolgere gli esperti
Draghi, quasi difendendo la categoria, ha evidenziato come una riforma delicata come quella del Fisco debba essere affidata ad un gruppo di esperti, ad una commissione incaricata di ascoltare le esigenze della politica e quelle delle parti sociali per poi mettere nero su bianco la propria proposta. Non si tratta di fantascienza né di una proposta innovativa. Si tratta di prendere spunto dalla Storia e da altri Paesi.
“Inoltre, le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata.
Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio“.
La riforma del Fisco del governo Draghi
Mario Draghi ha poi speso poche parole sulla riforma del Fisco ipotizzata per l’Italia, che quindi dovrebbe competere al suo governo. Il Presidente del Consiglio ha parlato della revisione profonda dell’Irpef, di progressività del carico fiscale e di contrasto all’evasione fiscale.
“In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale”.